Nel condominio qualcuno cominciò a far circolare qualche voce inquietante. Prima, sottovoce durante
qualche fugace incontro nell’ascensore, si diceva che, se non si fosse chiesto all’amministratore di fare
qualcosa, alla lunga ci sarebbero stati rischi di crollo dai cornicioni. Poi le voci si fecero più insistenti, e in
un’assemblea, nel 1988, si decise di costituire un comitato di studio del problema con un rappresentante per
ciascuna delle palazzine del condominio.
1988-1998: “Esiste il cambiamento climatico?”
Il comitato ben presto stilò dei rapporti che consegnò a tutti i responsabili delle singole palazzine, nei quali
veniva documentato come ci fossero evidenze di lesioni che indicavano possibili fratture. Per dieci anni alcuni
condomini ingaggiarono accese discussioni sulla reale consistenza del pericolo, sulla possibilità che si
trattasse solo di catastrofisti menagrami, sull’interesse che alcuni avrebbero avuto a far eseguire lavori di
consolidamento da imprese amiche, o semplicemente sulla voglia di alcuni di mettersi in mostra durante le
riunioni. Alcuni accusarono il comitato di avercela, per motivi di interesse, con gli inquilini degli attici e dei
superattici, che, si diceva, potevano avere qualche responsabilità. Molti altri ignoravano il problema.
1998-2008: “Il cambiamento climatico è antropogenico?”
Nel decennio successivo il comitato elaborò dei documenti nei quali si indicava come, quale che fosse la causa
del problema, si poteva intervenire per evitare i crolli e limitare i danni. Nel frattempo, i condomini che si
erano convinti che il problema era in effetti reale, iniziarono a litigare sulle possibili cause del problema
stesso: era vero che gli inquilini degli ultimi piani mettevano in atto, nei loro appartamenti, condotte non
compatibili con la stabilità dei fabbricati? O non era piuttosto vero che tutti i condomini facevano un cattivo
uso degli ascensori, utilizzati come montacarichi e non, come prescritto dal regolamento condominiale, “per
esclusivo trasporto di persone”? Alcuni, d’altra parte, sostenevano che, seppure qualche problema potesse
eventualmente esserci, in ogni caso era dovuto alla naturale azione della pioggia che, com’è noto, è sempre
caduta da che mondo è mondo e non c’era quindi motivo di preoccuparsi più di tanto.
2008-2018: “Si può mitigare il cambiamento climatico?”
Il comitato però, nei successivi dieci anni, insistette sulla necessità di intervenire con urgenza, e cominciava
già a parlare dell’eventualità che potesse rendersi necessaria un’evacuazione del condominio. Sosteneva
addirittura che comunque, anche se si fosse posto mano a qualche limitato intervento, sarebbe stato
necessario uno spostamento degli inquilini dei piani alti verso i piani più bassi, con conseguente disagio degli
abitanti di questi ultimi. I condomini nel frattempo, ben lungi dal procurarsi picconi e cazzuole, erano
impegnati in estenuanti discussioni sul modo migliore di intervenire, seppure fosse dimostrato che era
necessario farlo. In ogni caso la grande maggioranza considerava imprescindibile che nessuno dovesse
spostarsi dal proprio appartamento e che gli eventuali interventi dovessero essere effettuati arrecando il
minimo disturbo possibile alle abitudini dei condomini.
2018-…. “O piuttosto è ormai necessario adattarsi alla crisi climatica?”
Il comitato aveva quasi perso la voce, sbracciandosi e urlando di cercare di procurarsi i mezzi per mettersi in
salvo, ma i condomini stazionavano sui marciapiedi che circondavano le palazzine discutendo animatamente
se fosse più opportuno, un domani che se ne ravvisasse l’opportunità, dirigersi verso il cancello nord
dell’uscita dal parco o verso quello posto a sud. Intanto, qualche sassolino cominciava a piovere dall’alto,
causando non pochi fastidi a coloro che sostenevano che si trattasse di escrementi di uccelli e che, dopo
tutto, da che mondo è mondo, gli uccelli fanno i loro bisogni in volo …