Questo blog nasce dalla necessità di una riflessione sulle dinamiche sociali legate alla narrazione dei fatti riportati e diffusi attraverso la rete Internet.
La narrazione è, per sua natura, una riflessione personale che può emergere come informazione.
Le informazioni sono poi i mattoni con i quali noi costruiamo la nostra visione del mondo. Questa visione è condizionata fortemente da un insieme di pensieri ed emozioni che attingono alla sfera profonda, prerazionale , della nostra vita affettiva e costituiscono la componente emotiva della nostra personalità che, evidentemente, è distinta dalla dimensione razionale e scientifica.
Il dilemma è che le dimensioni razionale e scientifica non sono
separate e, in molti casi, non è un bene separarle se non al prezzo di una personalità monca ed, in casi estremi, schizoide.
Quindi la nostra visione del mondo è un impasto di elementi oggettivi e soggettivi variamente mescolati rispetto ai quali occorre fare opera di confronto con fonti diverse e qualificate per cercare di recuperare il senso della misura ed il grado di verità in essa contenuta.
Illusoria quindi è l’idea di affrontare in maniera razionale i fatti della vita?
Forse no, ma con il senso della misura di quel che è possibile.
Quanto detto non deve indurci a rinunciare ad un tentativo di chiarificazione e di approfondimento, in primo luogo con noi stessi, per cercare di recuperare non dico i punti fermi, ma, almeno, una ragionevole consapevolezza.
La conoscenza infatti è è qualcosa di diverso dalla semplice informazione. Entrambe si nutrono di affermazioni vere, ma la conoscenza è una particolare forma di sapere, dotata di una sua utilità. Mentre l’informazione può esistere indipendentemente da chi la possa utilizzare, e quindi può in qualche modo essere preservata su un qualche tipo di supporto (cartaceo, informatico, ecc.), la conoscenza esiste solo in quanto c’è una mente in grado di possederla. In effetti, quando si afferma di aver esplicitato una conoscenza, in realtà si stanno preservando le informazioni che la compongono insieme alle correlazioni che intercorrono fra di loro, ma la conoscenza vera e propria si ha solo in presenza di un utilizzatore che ricolleghi tali informazioni alla propria esperienza personale. Fondamentalmente la conoscenza esiste solo quando un’intelligenza possa essere in grado di utilizzarla.
Partiamo con alcuni chiarimenti da fare prima con noi stessi e, successivamente, con gli altri .
La prima difficoltà nasce dalla terminologia, ovvero cosa intendiamo per fatti, cosa per scienza e cosa per informazione.
Partiamo dalle definfizioni.
Generalmente un fatto è un evento accaduto, o un’affermazione considerata vera circa l’accadimento di un determinato evento.
In filosofia un fatto è una proposizione vera ma è anche qualcosa che rende vera una certa proposizione.
Ad esempio nella logica Aristotelica l’affermazione :
“Ogni animale è mortale, ogni uomo è animale quindi ogni uomo è mortale.”
è una forma di ragionamento a partire dal fatto che ogni animale è mortale.
Questa proposizione logica per essere considerata tale deve possedere un requisito fondamentale: essere sempre vera (oppure sempre falsa), perciò il suo valore di verità deve rimanere invariato in ogni caso. Per soddisfare questo requisito è necessario che la proposizione sia oggettiva e non dipenda da punti di vista personali.!!!
In ambito scientifico, un fatto è un dato ottenuto tramite un esperimento. Un fatto è un’osservazione imparziale. In questo senso, un fatto è un risultato reso imparziale (nella massima misura possibile) tramite l’osservazione di più di uno scienziato. Si può quindi concludere che, in ambito scientifico, un fatto è il risultato di un’osservazione così ampiamente accettato che è difficile prendere seriamente in considerazione ipotesi interpretative diverse.
Occorre aggiungere che un fatto scientifico, in virtù dell’esperimento da cui necessariamente discende, deve essere accompagnato da una misura di una quantità, ovvero da un numero espresso non come valore assoluto, ma come un valore associato alla stima dell’errore, cioè dall’approssimazione, che le apparecchiature consentono.
Ad esempio la scienza afferma che la velocità della luce non è infinita ma, nel vuoto.,è di 300000 Km/s con un errore dello 0,4%.
Questo risultato è stato il punto di arrivo di un processo storico di misure che sono partite con lo scienziato Romer nel 1675 che, con tecniche più grossolane, ottenne un valore di 210800 con un errore del 25%.
Si vuole qui sottolineare che, in qualsiasi ambito, fisico, chimico, biologico, questa prassi deve essere rigorosamente rispettata per permettere a chiunque di verificarla o, ancora, di falsificarla.
E questo è poco o molto, ma sicuro.!!!!
Introduco ora un ambito nuovo che emerge propetentemente e, lasciatemelo dire, in maniera subdola, l’ambito della dimensione dei “social network”.
Cosa è un fatto in questo ambito ?
Un fatto è una affermazione che diventa progressivamente vera in ragione del numero di click e/o dei “mi piace” che riceve attraverso le diverse piazze telematiche esistenti.!!!!!
Quindi in questo ambito l’attributo di verità non è necessario, non deve subire un controllo filosofico o scientifico, è una conseguenza del valore di gradimento ottenuto.
Oggi è possibile leggere sui social network, in particolare su Facebook, come Fatti veri.
La teoria del complotto sulle scie chimiche sostiene che alcune scie di condensazione visibili nell’atmosfera terrestre create dagli aerei non siano formate da vapore acqueo ma siano composte anche da agenti chimici o biologici, spruzzati in volo per mezzo di ipotetiche apparecchiature montate sui velivoli, per varie finalità di controllo e manipolazione delle persone.
Si prosegue con il complotto che afferma che l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, che l’attentato alle torri gemelle sia stato un auto attentato organizzato dagli americani, che le multinazionali del farmaco nascondono la cura contro il cancro per interessi economici, che i vaccini provocano l’autismo , che il papa abbia fatto un endorsment a favore di Trump e così via.
È utile leggere le inchieste che incominciano a comparire su riviste (Le Scienze febbraio 2016) o giornali (Guardian marzo 2015, La repubblica 10 novembre 2016) siti web , giusto per citarne alcuni per rendersi conto che sta emergendo un dibattito fondamentale per riflettere sulle modalità di diffusione incontrollata e virale, ovvero contagiosa, di queste false notizie (bufale) e che per la loro viralita diventano “fatti”.
Quel che emerge da queste analisi è che la selezione di questi contenuti farlocchi avviene per “pregiudizio di conferma” ovvero che sui s. n. i gruppi si formano in funzione di una concordanza di profili (chi si somiglia si piglia) che induce a privilegiare e diffondere notizie omogenee al proprio modo di pensare.
Se la notizia a cui siamo esposti arriva da un amico, da una persona di cui ci fidiamo, o che ha i nostri stessi interessi o le nostre stesse paure, essa viene ritrasmessa sulla rete senza, quasi mai, una verifica o un ragionamento critico.
Se poi la notizia riguarda sentimenti ampiamente condivisi come l’avversione alla casta, dei politici o delle banche, degli esperti in generale percepiti ancora come casta, allora il contagio, emozionale e bufalesco, diventa una pandemia.
Vedi a tal proposito la falsa notizia della legge Cirenga.
Il diciassette dicembre 2012 su Facebook ( Che conta 1 miliardo e 350 milioni di iscritti) si diffonde un messaggio: “Ieri il Senato della Repubblica ha approvato con 257 voti a favore e 165 astenuti il disegno di legge del senatore Cirenga che prevede la nascita del fondo per i parlamentari in crisi creato in vista dell’imminente fine legislatura”. In che cosa consiste? “Uno stanziamento di 134 miliardi di euro da destinarsi a tutti i deputati che non troveranno lavoro nell’anno successivo alla fine del mandato. E questo quando in Italia i malati di SLA sono costretti a pagarsi da soli le cure.
Secondo una ricerca, tra post originale e successive repliche, la bufala è stata condivisa da circa due milioni di persone.
Si capisce quindi, a questo punto, che questi meccanismi di comunicazione possano avere un ruolo decisivo nei confronti di scelte essenziali dal punto di vista politico, medico, filosofico di una moltitudine di persone falsificando la realtà e avvelenando il confronto e la dialettica democratica.
Evocare la democrazia non è una gratuita provocazione perché la storia ci ricorda che tutte le dittature hanno utilizzato lo strumento della disinformazione per pilotare, attraverso un connubio di notizie false e sentimenti di odio o avversione, le masse popolari verso l’adesione acritica a tesi politiche, ideologiche, religiose, estranee ad una dimensione umanistica di convivenza e ragionevolezza.
Si obbiettera che gli strumenti informatici attuali sono uno strumento di democrazia perché permettono a chiunque di esprimere opinioni e riflessioni personali in maniera semplice, efficace ed immediata, e questo è innegabile ma è anche il suo limite perché una cosa è un “mi piace” riferito alla foto di classe o un libro, un altra se riferita all’efficacia dei vaccini o alle congiure delle caste nelle sue diverse articolazioni.
Cosa fare?
In primo luogo esercitare il criterio del dubbio come metodo generale in modo da sospendere, almeno momentaneamente, il privilegio della parola senza permesso nella piazza telematica e poi usare proprio lo strumento informatico per verificare la bontà dell’informazione andando proprio sui siti avversi e cercando di leggere con attenzione e disponibilità le contro argomentazioni.
Ci sono poi dei siti web che hanno la funzione specifica di segnalare, attraverso metodogie e tecniche scientifiche le “bufale” del giorno privilegiando quelle più virali.
Voglio infine segnalare che, finalmente, anche all’interno dei responsabili dei social network si è ammesso che il problema esiste ed è serio e quindi stanno studiando la maniera di contenerlo perché, giustamente si riconosce che il vero rimedio è il lavoro e la ricerca personale che non potrà mai essere delegata ad altri.
Termino questa prima discussione conscio che questo processo di critica alla informazioni circolanti sulla rete possa avere una relativa utilità solo se c’è, da parte di chi si informa, un desiderio, un bisogno, di verità nella sua misura più ragionevole e minimalista.
Mi rendo conto che possa essere una pretesa illusoria ma vale la pena provarci.
Segnalo qui alcuni siti che possono aiutare in questo lavoro di verifica sperando che questo blog possa diventare un punto di raccordo e di discussione utile per tutti.
Aspetto con piacere critiche e contro informazioni.
1)emergent. info
2)rbtr. com
3)snopes. org
in Italia la sorveglianza è affidata ad
4)vitaesalutevitaesalute. net
5)attivissimo.net
5)hoax.it
6)bufale.net
Sono la prima a lasciare un commento…che onore! Trovo la tematica molto interessante e attuale, soprattutto per “noi” frequentatori di Facebook, ormai invasi di bufale politiche o antiscientifiche. A tal proposito, svolge un ottimo servizio “sbufalante” il sito http://www.butac.it dove butac sta per “bufale un tanto al chilo”
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