La mia impressione è che ci sia nella pubblica opinione un’idea sbagliata di scienza, come è anche mostrato dal fatto che normalmente le persone dicono “è scientificamente provato”, come se la scienza fosse il dominio della certezza. Al contrario, la scienza, dal mio punto di vista, è il dominio della “incertezza certa”, e la sua incertezza, lungi dall’essere una debolezza, è proprio ciò che fa di essa qualcosa di solido e indistruttibile. Per dirla con Richard Feynman: “Tutta la conoscenza scientifica è incerta; gli scienziati sono abituati a convivere con il dubbio e l’incertezza. Questo tipo di esperienza è preziosa, e a mio modo di vedere anche al di là della scienza. Nell’affrontare una nuova situazione bisogna lasciare aperta la porta sull’ignoto, ammettere la possibilità di non sapere esattamente come stanno le cose; in caso contrario, potremmo non riuscire a trovare le soluzioni”.
Come ci ha insegnato Galileo 400 anni fa, il fondamento della scienza è l’osservazione e la sua generalizzazione “induttiva”, seguita dalla formulazione di leggi e dall’applicazione di esse con argomenti deduttivi che portano a previsioni che vanno poi di nuovo confrontate con l’osservazione (“sensate esperienze e certe dimostrazioni”). Tutto ciò che possiamo dire non è che “le cose stanno così”, ma piuttosto “per quel che ne sappiamo oggi ci spieghiamo così quello che osserviamo entro il margine di errore attuale” (la grande differenza tra errore e sbaglio). E’ successo infinite volte nella storia della scienza che osservazioni più precise hanno portato a raffinare la nostra spiegazione del mondo (pensiamo alla meccanica newtoniana e alla relatività ristretta), senza per questo invalidare la spiegazione precedente che diventa una approssimazione che andava bene entro certi limiti e ora costituisce un caso limite della nuova.
E’ questa la molla che spinge gli scienziati a ricercare senza sosta, nella consapevolezza che non arriveremo mai ad avere una “teoria perfetta”, ma solo una teoria che ci permette di spiegare sempre meglio quello che vediamo entro i limiti della precisione delle nostre osservazioni. C’è un parallelo suggestivo tra il comportamento microscopico della natura e la nostra funzione cognitiva, il principio quantistico di sovrapposizione: quantisticamente, una particella è da qualche parte, in uno stato definito, solo dopo che l’abbiamo osservata. Prima della misura è qua e là, in una sovrapposizione di stati differenti, ed è solo la misura che fa collassare la funzione d’onda in uno stato ben definito. Similmente, le cose e le situazioni ci appaiono essere ben definite solo dopo che noi le abbiamo “misurate, spesso sulla base dei nostri pregiudizi, ma prima sono molto più generali e pervasive. Lo stesso mi sembra succeda con le nostre idee sul cambiamento climatico, tanto per tornare al mio pallino fisso. L’umanità sta trascurando moltissimi autostati della situazione: forse le giovani generazioni ci guideranno verso una soluzione molto migliore dell’equazione, rimpiazzando l’egoismo e il sovranismo con la solidarietà, ma il mio timore è che questo richiederà una lotta molto dura.
Molto illuminante questo commento di Filippo Terrasini. Fa riflettere in generale sull’abuso e sul fraintendimento del termine scientifico che ,ahimè, viene persino utilizzato in contesti culturali che di scientifico non hanno nulla ma che si avvalgono di questa etichetta per sperare di accreditare un pensiero, una tesi ,opinabile o rispettabile quanto si vuole, ma che rimane comunque una opinione condivisa solo in virtù di una appartenenza , di una omogeneità culturale , ma che non offre nessuna base su cui costruire un processo di conoscenza vera .
Religioni e filosofie ce ne sono tante ed alcune colgono aspetti profondi dell’animo umano e quindi sono un bagaglio importante di ognuno di noi ma sono in continuo conflitto o contrapposizione reciproca.
La scienza, con i limiti così ben precisato dal prof Terrasi, è unica ed è la stessa per tutti ed in ogni paese ed è sicuramente l’elemento di progresso materiale e civile più efficiente che l’umanità abbia a disposizione.
La mia impressione è che ci sia nella pubblica opinione un’idea sbagliata di scienza, come è anche mostrato dal fatto che normalmente le persone dicono “è scientificamente provato”, come se la scienza fosse il dominio della certezza. Al contrario, la scienza, dal mio punto di vista, è il dominio della “incertezza certa”, e la sua incertezza, lungi dall’essere una debolezza, è proprio ciò che fa di essa qualcosa di solido e indistruttibile. Per dirla con Richard Feynman: “Tutta la conoscenza scientifica è incerta; gli scienziati sono abituati a convivere con il dubbio e l’incertezza. Questo tipo di esperienza è preziosa, e a mio modo di vedere anche al di là della scienza. Nell’affrontare una nuova situazione bisogna lasciare aperta la porta sull’ignoto, ammettere la possibilità di non sapere esattamente come stanno le cose; in caso contrario, potremmo non riuscire a trovare le soluzioni”.
Come ci ha insegnato Galileo 400 anni fa, il fondamento della scienza è l’osservazione e la sua generalizzazione “induttiva”, seguita dalla formulazione di leggi e dall’applicazione di esse con argomenti deduttivi che portano a previsioni che vanno poi di nuovo confrontate con l’osservazione (“sensate esperienze e certe dimostrazioni”). Tutto ciò che possiamo dire non è che “le cose stanno così”, ma piuttosto “per quel che ne sappiamo oggi ci spieghiamo così quello che osserviamo entro il margine di errore attuale” (la grande differenza tra errore e sbaglio). E’ successo infinite volte nella storia della scienza che osservazioni più precise hanno portato a raffinare la nostra spiegazione del mondo (pensiamo alla meccanica newtoniana e alla relatività ristretta), senza per questo invalidare la spiegazione precedente che diventa una approssimazione che andava bene entro certi limiti e ora costituisce un caso limite della nuova.
E’ questa la molla che spinge gli scienziati a ricercare senza sosta, nella consapevolezza che non arriveremo mai ad avere una “teoria perfetta”, ma solo una teoria che ci permette di spiegare sempre meglio quello che vediamo entro i limiti della precisione delle nostre osservazioni. C’è un parallelo suggestivo tra il comportamento microscopico della natura e la nostra funzione cognitiva, il principio quantistico di sovrapposizione: quantisticamente, una particella è da qualche parte, in uno stato definito, solo dopo che l’abbiamo osservata. Prima della misura è qua e là, in una sovrapposizione di stati differenti, ed è solo la misura che fa collassare la funzione d’onda in uno stato ben definito. Similmente, le cose e le situazioni ci appaiono essere ben definite solo dopo che noi le abbiamo “misurate, spesso sulla base dei nostri pregiudizi, ma prima sono molto più generali e pervasive. Lo stesso mi sembra succeda con le nostre idee sul cambiamento climatico, tanto per tornare al mio pallino fisso. L’umanità sta trascurando moltissimi autostati della situazione: forse le giovani generazioni ci guideranno verso una soluzione molto migliore dell’equazione, rimpiazzando l’egoismo e il sovranismo con la solidarietà, ma il mio timore è che questo richiederà una lotta molto dura.
"Mi piace""Mi piace"
Molto illuminante questo commento di Filippo Terrasini. Fa riflettere in generale sull’abuso e sul fraintendimento del termine scientifico che ,ahimè, viene persino utilizzato in contesti culturali che di scientifico non hanno nulla ma che si avvalgono di questa etichetta per sperare di accreditare un pensiero, una tesi ,opinabile o rispettabile quanto si vuole, ma che rimane comunque una opinione condivisa solo in virtù di una appartenenza , di una omogeneità culturale , ma che non offre nessuna base su cui costruire un processo di conoscenza vera .
Religioni e filosofie ce ne sono tante ed alcune colgono aspetti profondi dell’animo umano e quindi sono un bagaglio importante di ognuno di noi ma sono in continuo conflitto o contrapposizione reciproca.
La scienza, con i limiti così ben precisato dal prof Terrasi, è unica ed è la stessa per tutti ed in ogni paese ed è sicuramente l’elemento di progresso materiale e civile più efficiente che l’umanità abbia a disposizione.
"Mi piace""Mi piace"
Preciso , non Terrasini come ha scritto erroneamente il programma , ma TERRASI
"Mi piace""Mi piace"