Cosa significa capire e perché capiamo la realtà che ci circonda

Cosa significa capire e perché capiamo la realtà che ci circonda

La parola “CAPIRE” e, più in generale, “CAPIRSI” è il problema più importante che l’essere umano deve continuamente risolvere per sopravvivere sia come essere biologico che sociale.

In una società complessa, perennemente  e glabalmente connessa , e con il grave problema delle fake news il problema di “capire” risulta particolarmente difficile anche perché i presupposti per capire si basano su assunti sbagliati e su pregiudizi che non tengono conto della specificità di ogni individuo e, anche là  dove la cultura e la buona educazione aiutano la tolleranza e la coesistenza, non si realizza a livello scientifico il limite ed il senso di tali incomprensioni.

Partiamo dai dizionari e dalle definizioni della parola CAPIRE :

Comprendere, afferrare, intendere con la mente, attribuendo alle cose un determinato significato.

-Penetrare profondamente con l’intelletto, giungendo a interpretare il significato più riposto di qualcosa.

-Percepire, cogliere con l’udito o con la vista , in generale, con qualsiasi senso.

-Capire qualcuno , comprenderne il carattere, i sentimenti, i problemi:  

-Capire la musica, la poesia,la matematica, la fisica .

Cerchiamo di vedere cosa ci dicono le ricerche più recenti della neurologia.

Cercherò di dare una spiegazione a partire dalle letture dei lavori di due studiosi che si sono occupati e si occupano di neurologia e che sono, nel loro campo, fra i principali punti di riferimento scientifico.

     DAMASIO e le MAPPE NEURALI

Dei lavori di Damasio ho , in parte , già scritto nell’articolo già pubblicato :

Il problema mente – corpo diventa un problema fisiologico 

Occorre però riprendere alcuni concetti chiave

Gli interrogativi basilari del campo delle neuroscienze, a cui Damasio tenta di rispondere con le sue ipotesi  sono sostanzialmente due: come fa il cervello a costruire una mente? E come fa il cervello a dotare quella mente di coscienza?

I punti fondamentali del ragionamento , basato su risultati sperimentali,  sono fondamentalmente due ,e cioè  i concetti di “ OMEOSTASI “ e le mappe neurali.

L’omeostasi è il meccanismo,  inconsapevole e inespresso ,per cui   ogni organismo vivente , piccolo o grande che sia ha la funzione di   perdurare e prevalere .

Le condizioni per cui la vita sia espressa si realizzano entro  intervalli   fisiologici ben precisi e l’omeostasi è l’insieme delle operazioni che realizzano a tutti i livelli, sia biochimici che psicologici, l’equilibrio vitale attivando delle reazioni che mantengano i valori nell’intervallo vitale.

Il sistema nervoso gestisce le diverse risposte da dare a stimoli esterni ma anche interni dell’organismo ed il  passo evolutivo   conseguente è stata la capacità di creare MAPPE degli oggetti e degli eventi percepiti. Le mappe sono fissate come   specifici circuiti neurali  

Negli organismi pluricellulari complessi, come l’uomo, i neuroni mimano la struttura di alcune parti del corpo a cui appartengono, mappandolo e creando così un doppione neurale.

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Le immagini sono basate su cambiamenti che hanno luogo nel corpo e nel cervello durante l’interazione fisica con un oggetto. I segnali inviati dai sensori distribuiti nel corpo creano configurazioni neurali che mappano l’ interazione   dell’organismo con l’oggetto.

Le immagini mentali sarebbero costruzioni celebrali indotte da un oggetto , inteso in senso lato, ovvero anche come sentimento, che ha impegnato il nostro organismo ma non è un riflesso speculare dell’oggetto stesso.

Con il termine immagini mentale Damasio intende una qualsiasi configurazione composta con i dati sensoriali  e cioè  udito vista olfatto gusto e somatosensoriali.

Le immagini somatosensoriali sono quelle legate alla percezione corporea del dolore , la temperatura, le sensazioni viscerali e muscolari.

Il cervello cioè costruisce una propria immagine che non rispecchia l’ambiente circostante se non come interazione del proprio corpo con l’ambiente.

Insomma l’immagine mentale è la particolare e personale interazione fra l’oggetto e l’organismo.

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Si potrebbe usare un termine matematico  per definire il processo di creazione dell’immagine mentale come un “isomorfismo” che il cervello realizza sulla realtà che lo circonda.

Tale isomorfismo avviene sia al livello degli oggetti che dei sentimenti e cioè le mappe rappresentano anche le emozioni universali (come paura, rabbia, tristezza, felicità, disgusto e sorpresa) e le emozioni sociali (come compassione, imbarazzo, vergogna, senso di colpa, disprezzo, gelosia, invidia, orgoglio, ammirazione).

Per Damasio l’intera costruzione della conoscenza dipende dalla capacità di creare mappe di ciò che accade, nel corso del tempo, dentro il nostro organismo e intorno al nostro organismo .

Possiamo dunque affermare che ogni essere umano costruisce una propria rete di immagini mentali in questo continuo processo di “immersione” sensoriale nel mondo avendo però ben presente che in questo processo si sovrappongono e si intrecciano continuamente le emozioni e le emozioni sono le varie forme finali in cui i processi omeostatici realizzano nella mente  il risultato di benessere o malessere che rappresentano,  a livello evolutivo, il motore della SOPRAVVIVENZA.

Il corpo funge in un certo senso da medium tra il cervello e la rappresentazione del mondo esterno.

Il cervello si comporta come un artista che ,attraverso i sensi, e cioè il corpo, percepisce il mondo esterno e lo rappresenta sulla tela , cioè crea un quadro , cioè una mappa neurale, ma un artista non fotografa semplicemente il paesaggio ma lo interpreta attraverso la sua sensibilità,  cioè lo colora anche con i suoi sentimenti.

Quella tela è il suo particolare e momentaneo livello di conoscenza di quel contesto reale in cui gli oggetti e le emozioni hanno innescato la nuova mappa neurale , cioè la nuova tela che forma, insieme alle altre, la pinacoteca personale che, a differenza di quelle reali, non rimane inalterata ma si evolve e si sovrappone in un continuo processo dinamico.

Il cervello simula i propri stati corporei ma ha anche la capacità di simulare gli stati corporei equivalenti negli altri in base alla funzione dei neuroni specchio. Noi entriamo in relazione con gli altri non soltanto con il linguaggio e le immagini visive, ma innanzitutto mediante le azioni con cui possiamo rappresentare i movimenti altrui.

I neuroni specchio sono una scoperta  di Rizzolatti

                                      RIZZOLATTI ed i NEURONI SPECCHIO

È il coordinatore del gruppo di scienziati che nel  1992 , nell’ambito della   psicologia evoluzionista , ha scoperto l’esistenza dei   neuroni specchio , cellule motorie del cervello che si attivano sia durante l’esecuzione di movimenti finalizzati, sia osservando simili movimenti eseguiti da altri individui . Tale scoperta pone una base fisiologica all’ empatia .

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I  neuroni specchio sembrano avere un ruolo nelle interazioni sociali, aiutandoci a capire scopi ed emozioni dell’altra persona.

Viviamo immersi negli scambi sociali, decodifichiamo in diretta gli  scopi   delle azioni degli altri. È un’operazione che sembra richiedere un impegno cognitivo enorme. Il ragionamento è troppo lento, ci servono meccanismi più veloci. I   neuroni specchio costituiscono la base per sapere all’istante cosa vuole l’altro, che   emozione   prova e come vive l’esperienza.

I neuroni specchio sono facilmente osservabili nel comportamento e nello sviluppo dei bambini dalla prima infanzia fin quasi all’adolescenza.  Il cucciolo d’uomo osserva , sente, percepisce , in particolare dai genitori , o da chi lo sta curando ed educando, e replicano e memorizzano non solo le azioni e le proprie relazioni con gli oggetti, ma anche i sentimenti di paura e di gioia perché sono la maniera più rapida ed efficace di interiorizzare l’esperienza di chi, in generale, lo porta a crescere e sopravvivere.

Negli animali questo processo viene etichettato come “Imprinting ” ed è  talmente generale che nella storia dell’etologia resta famosa la storia di Lorenz che sostituendosi ad un oca che aveva appena scodellato un uovo si ritrovò ad essere identificato come madre.

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Appena l’ochetta ruppe col becco l’uovo e guardò fuori, Lorenz si accovacciò e si allontanò facendo il verso delle oche selvatiche. La cosa stupefacente è che l’ochetta lo seguì immediatamente e che, da quel momento in poi, non volle più essere posta accanto alla madre: per lei la madre era Konrad Lorenz e lo seguiva ovunque andasse.  Da qui il grande etologo comprese che le oche identificano come propria “madre” il primo essere che vedono in movimento appena nascono. Non importa se ha la barba bianca, non ha le ali e nemmeno le zampe palmate: per le ochette la loro madre è, irreversibilmente,  il primo essere che si è mosso davanti ai loro occhi quando sono venute al mondo.

Lorenz è stato uno zoologo ed etologo. È considerato il fondatore della moderna etologia scientifica.

In esperimenti fatti con animali, in particolare le scimmie, si è  scoperto che alcuni neuroni motori,  si attivavano non solo quando la scimmia agiva, ma anche quando vedeva lo sperimentatore fare un’azione simile. La scoperta era questa: i neuroni motori sono specifici del movimento, quelli visivi della visione. Questi neuroni specchio invece sono sia motori che visivi e soprattutto rispondono selettivamente allo scopo dell’azione. In un esperimento, ad esempio, la scimmia afferrava un oggetto con la mano, ma il suo  neurone specchio reagiva anche se lo sperimentatore lo afferrava con la bocca: capiva ‘afferrare’. Trasformava una rappresentazione sensoriale (vedere) in una motoria.

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Il neurone specchio reagisce, cioè  si attiva, sia quando la persona sta per compiere l’azione sia quando la osserva. Ma anche in una terza condizione: quando la immagina.

Le risposte dei neuroni specchio sono  un processo di COMPRENSIONE basilare delle azioni , delle emozioni o delle forme vitali altrui, influenzando contemporaneamente la stessa capacità di chi osserva di GIUDICARE  quelle azioni, emozioni o forme vitali.

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È una forma di comprensione dall’interno nel senso che le risposte mirror consentirebbero a chi osserva di entrare nelle azioni e nelle reazioni emotive altrui potendo contare su rappresentazioni simili presenti in prima persona.

Quello di cui si fa esperienza nell’osservare gli altri agire o provare una emozione è,  almeno in parte, simile a quello di cui si fa esperienza quando si agisce o si prova una emozione in prima persona.

I neuroni specchio non sono una prerogativa degli esseri umani ma sono stati scoperti anche negli animali e si pensa che siano quindi un aspetto del processo evolutivo, uno strumento che segnerebbe un salto qualitativo significativo per la sopravvivenza.

Il problema di capire è allora sostanzialmente un problema relazionale.

Capire significa che la mente realizza, cioè trova, un legame tra le diverse mappe neurali e riconduce il nuovo al vecchio nel senso che tutta la gamma di immagini mentali , ovvero di mappe neurali, che si sono formate e che costituiscono il mappamondo sensoriale ed emozionale di quel particolare essere umano non è che una immensa e complessa rete interconnessa .

È un  mappamondo speciale perché tutte le regioni ed i continenti sono legati da ponti.

Se ci sono mappe neurali non connesse significa che quella esperienza sensoriale ed emozionale rimane una isola mentale e cioè risulta incomprensibile nel senso che rimane estranea alla struttura mentale complessiva dell’individuo.

Se l’esperienza di un essere umano è stata sempre immersa nella violenza e nell’odio fin dall’infanzia è normale che un comportamento mite ed amorevole risulta incomprensibile e solo esperienze successive legate ad una forma compensativa potrebbero integrare e modificare le mappe mentali pregresse.

Se riflettiamo su questo aspetto funzionale della mente forse riconosciamo che probabilmente è proprio questo motore relazionale il vero fattore strategico  che spiegherebbe  come fa il cervello a costruire una mente  complessa a partire dai processi elementari generati a partire dai primi esseri dotati di cervello.

Le fake news quindi sono uno strumento che viene incontro alla necessità di capire una realtà che per molti è incomprensibile. Le fake news ,le ideologie, le religioni , sono narrazioni che si adattano più facilmente alle immagini mentali pregresse e quindi si inseriscono meglio nel mappamondo mentale di ogni essere umano , compreso chi scrive.

Le fake news ,le ideologie, le religioni sono una forma di realtà addomesticata e semplificata che aiuta gli esseri umani a ritrovare un nesso, un legame, con la struttura mentale pregressa. Sono un processo regressivo di conoscenza nel senso che possono aiutare a dare coerenza alla struttura mentale complessiva pregressa ma sono, in generale, un ostacolo alla nuova conoscenza che , in quel caso, resterebbe isolata e quindi incomprensibile. 

Insomma spiegare i fulmini come il risultato dell’ira di Giove, la resurrezione come intervento divino , la povertà dei popoli come pigrizia mentale ed il razzismo come inferiorità biologica, sono solo costruzioni mentali generate dal bisogno di essere coerenti con la cultura e la conoscenza pregressa.

                       CONCLUSIONI

Mi sembra di poter affermare che le ricerche di questi scienziati si integrano e si sovrappongono in maniera notevole cogliendo , ognuno di essi, aspetti particolari del funzionamento del cervello nel processo che richiede la rappresentazione della realtà.

Questa rappresentazione viene realizzata attraverso il processo che potremmo definire di “INTERIORIZZAZIONE” che consiste nella creazione di un mondo speculare che non è la fotografia degli oggetti, delle azioni o dei sentimenti,  ma è una ridefinizione degli stessi a partire dalle mappe primordiali costruite sia come memoria genetica dell’homo sapiens che della memoria esperienziale personale.

La mente è la rete piramidale che definisce la personalità in progress di ogni essere umano e il cervello comincia a costruire la mente cosciente nel tronco encefalico, e i sentimenti primordiali che ne scaturiscono sono le manifestazioni immediate della capacità di sentire in funzione del corpo, sono cioè le prime mappe che realizzano la connessione corpo-mente.

Ognuno di noi ha quindi, già quando nasce ,e poi arricchisce, una sua visione del mondo e costruisce nuovo sapere in senso lato, oggetti, sentimenti azioni, a partire dal patrimonio culturale già posseduto.

Capire un oggetto , un sentimento,  un azione, significa riconoscere, almeno in parte, una corrispondenza tra il mondo esterno ed il proprio mondo interno .

Tutto questo ci fa “capire” perché noi riusciamo a capire o non capire il comportamento di una persona .

Capire qualcuno , comprenderne il carattere, i sentimenti, i problemi:  

-Capire la musica, la poesia,la matematica, la fisica .

Se non c’è,  almeno in parte, una immagine mentale pregressa nella nostra mente noi non possiamo capire perché non possiamo COMPRENDERE, ed il termine comprendere esprime bene questo aspetto di corrispondenza.

La poesia è un esempio in cui la convergenza e la sovrapposizione di oggetti reali o simbolici e di sentimenti può  innescare la “comprensione” se c’è , almeno parziale, una contiguità con il nostro sentire.

Esiste evidentemente anche una comprensione parziale che si realizza se solo parte della nuova conoscenza trova un riscontro nel nostro apparato cognitivo , ovvero  c’è corrispondenza solo parziale con le immagini mentali pregresse.

In realtà il processo di capire è molto spesso un processo continuo ma anche a salti perché la mente ha bisogno di reperire e collegare mappe neuronali diverse e questo lavorio , anche inconscio, ha una sua necessità temporale diversificata che poi sboccia come un fiore improvviso nella mente.

Anzi , capire non è  quasi mai una folgorazione, ma è una fatica ed una ricerca continua che necessita non solo e non tanto di intelligenza ma di attenzione e rispetto per sé stessi e per gli altri.

La nuova immagine mentale è il risultato del nuovo legame che il cervello realizza fra il vecchio ed il nuovo, è il nuovo livello della piramide conoscitiva.

La stessa matematica e fisica, che sembrerebbero essere lontane dall’esigenza di avere  una rappresentazione interiore, sono obbligate ad avere una immagine mentale pregressa e quando la speculazione teorica porta gli scienziati a formulare una teoria nuova essa avrà senso e sarà capita solo se , attraverso una ramificazioni di immagini, di simboli , di metafore potrà essere collegata alla conoscenza pregressa. 

La scienza ha poi un obbligo in più perché deve costruire le teorie , che sono comunque immagini mentali cui corrispondono numeri , linguaggio simbolico e narrazione , che devono essere condivisi ad un livello in cui la dimensione soggettiva è superata e quindi deve attingere a quella zona della mente in cui esiste una conoscenza pregressa condivisa nel senso che le regole per definire cosa è scienza e cosa non lo è,  sono accettate e vengono intese, magari con qualche differenziazione, come immagini mentali condivise almeno nell’ambito della comunità internazionale degli scienziati.

Le opinioni politiche filosofiche e religiose non hanno l’obbligo dell’esperimento per essere intese come immagini mentali condivise e sono quindi fortemente condizionate dalla dimensione esperienziale personale e dalla cultura vissuta in quel luogo , in quella comunità ed in quella area geografica.

Non sono e non devono essere intese come immagini mentali negative , sono semplicemente mondi mentali specifici che colgono e costruiscono un modello diverso della realtà ma, proprio per questo, non possono rivendicare un primato di verità che non esiste.

Resta dunque la necessità di far dialogare menti diverse , ovvero culture diverse, così come è necessario per ciascun essere umano di avere la necessità , il coraggio e la fatica di aprirsi ad esperienze  diverse perché solo così le nostre mappe neurali , le nostre immagini mentali, potranno comprendere meglio la realtà del nostro mondo. 

Capire di più e meglio è il solo antidoto all’odio ed alla guerra . Capire è il primo atto di pace con sé stessi e con gli altri e dovrebbe essere il vero comandamento di una cultura unicamente umana.

6 commenti Aggiungi il tuo

  1. Peppe Sambri ha detto:

    L’ha ripubblicato su Uomo e tecnologiae ha commentato:

    Articolo rielaborato

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  2. Molto interessante, perché scritto in modo didattico, permettendo di comprendere il processo per il quale si formano e arricchiscono le mappe neuronali. Poi, sempre per come è scritto, mi ha fatto venire in mente una sorta di similitudine su come sono fatte le reti informatiche e come funziona il Machine Learning, l’IA, e il modo in cui anche le macchine possono imparare da sole.

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    1. Peppe Sambri ha detto:

      Mi piace questa similitudine che proponi e che contribuisce al dibattito che può partire dall’articolo
      https://uomoetecnologia.com/2020/02/24/lessere-umano-e-un-sistema-complesso-adattativo-2/
      in cui analizzavo gli sviluppi scientifici che legano l’essere umano ai sistemi formali di ultima generazione e per i quali il ruolo dell’intelligenza artificiale rappresenta, forse, lo snodo epocale della ricerca.
      La faccenda più problematica ed inquietante è che oggi l’essere umano con la tecnologia biologica CRISP-CAS9 e con il deep-learning ha nelle mani la possibilità di definire un percorso di sviluppo che si distacca e, in parte, si sostituisce alla natura che con Darwin aveva definito le leggi dell’evoluzione.
      Tutto questo ci fa capire l’importanza di essere aggiornati culturalmente ,ovvero di perseguire quell’umanesimo tecnologico, che penso potrebbe renderci consapevoli che è pericoloso lasciare le scelte politiche nelle mani di ignoranti ed affaristi.

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